di Felisia Toscano
E’ in mostra a Montecatini, al MOCA (Montecatini Contemporary Art), il racconto dei 100 giorni di solitudine di Nidaa Badwan.
Il 19 novembre del 2013 Nidaa Badwan ha chiuso la porta della sua camera e non è più uscita per quattordici mesi. Il giorno prima i miliziani di Hamas l’avevano fermata mentre aiutava un gruppo di giovani a preparare una mostra.
Perché porti quei pantaloni larghi? Devi indossare il velo non quel cappello colorato di lana. Sei strana, chi sei?
“Un’artista”.
Che vuol dire? Che cos’è un’artista e soprattutto che cos’è un’artista donna?
Da quel momento Nidaa ha iniziato a vivere la sua solitudine ed è riuscita ad arrivare a Montecatini grazie al decisivo lavoro diplomatico di Padre Ibrahim Faltas, responsabile dello Status Quo nella Basilica della Natività di Betlemme.
Una volta “libera”, il mondo intero ha potuto conoscere la sua vita trascorsa in 9 metri quadri, il suo unico mondo, le uniche scene che voleva vedere.
Non ha lasciato la casa neppure durante i cinquanta giorni di guerra tra Israele e Hamas l’estate scorsa, quando è rimasta sotto i bombardamenti, circondata dalla distruzione.
L’opera composta in quelle settimane più che un’esposizione artistica è il racconto di una ragazza rinchiusa nella sua stanza.
Autoritratti che la raffigurano mentre si rovescia in testa un secchio pieno d’acqua e vernice rossa per raccontare il sangue attorno a sé, mentre sbuccia le cipolle o mentre si trucca, tutte cose che ad una donna non sono permesse, a Nidaa in quanto donna-artista soprattutto.
Un percorso emozionante che spinge l’osservatore a non fermarsi a quei colori sgargianti che innescano sentimenti positivi, ma a riflettere sulla ricerca di una donna che nonostante tutto prova a trovare la libertà nelle sue creazioni.
L’esposizione di importanza nazionale sarà visitabile fino al 6 gennaio 2016.
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Foto di Maria Di Pietro
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