di Felisia Toscano
Massimo Lo Bianco, 24 anni appena compiuti, di Tavarnelle, ha deciso di lasciare la propria terra per partire alla volta di un viaggio, non nell’accezione comune della parola, ma in quanto percorso nel quale si è abbandonato cercando di vivere ogni momento a trecentosessanta gradi.
Sono riuscita a “raggiungerlo” per farmi raccontare da lui qualcosa in più su questa esperienza che lo sta travolgendo, attraversando colori, suoni, profumi di terre diverse che si scorgono all’orizzonte giorno dopo giorno e che lasciano nei suoi occhi, oltre che nella sua anima, foto ed emozioni indelebili.
Massimo, qual è il motivo di questo tuo viaggio? Qual è stato il momento preciso in cui hai deciso “lascio tutto e parto”?
“Questo viaggio, nasce molto tempo fa dai racconti di mio zio, rinomato chef, che ha viaggiato in lungo e largo in ogni angolo del mondo, grazie al suo lavoro e alla sua irrefrenabile passione. Ogni volta però, quello che più catturava la mia attenzione, erano tutti i minimi particolari di viaggio, e non molto quello che poteva essere l’ambiente culinario. Poi sono arrivati i libri ed i film, i grandi classici. Più la mia mente racimolava informazioni, più necessitavo averne sempre di più. Sentivo il bisogno di trasformare quella mia curiosità instancabile in qualcosa che non fosse più astratto o solo visto tramite delle fotografie, così ho deciso di lanciarmi a testa bassa in quello che era il mio obiettivo di viaggiare, e vivere con i miei occhi e la mia pelle quello che il mondo aveva da riservarmi. Ho preso per la prima volta un aereo poco dopo aver compiuto i 18 anni, ancora prima di finire gli studi, e come di consueto senza dire niente a nessuno, completamente da solo, con il mio zaino. Nel giro di cinque anni, mi sono ritrovato a dormire per strada, mangiare ogni tipo di cibo possibile, e a raccontare le mie esperienze di viaggio con persone di ogni angolo del mondo. In seguito volare a migliaia di chilometri nel giro di un paio di ore, mi aveva stancato, e negli autori dei libri che ho avuto la fortuna di incontrare, vedevo qualcosa che a me ancora mancava. Loro sono riusciti a farmi sognare e sentivo che fino ad allora mi ero goduto solo una minima, ed invisibile parte di tutto quello che avevo intorno. Ero pronto ad un cambiamento radicale: sentire ogni granello di polvere scorrere sotto i miei piedi, abbracciare culture diverse e non lasciarmele scivolare più via. E l’Africa? E’ stata come spiccare il volo verso la libertà”.
Raccontami qualche aneddoto del tuo viaggio, fino ad ora, cosa ti ha colpito, cosa che porti gelosamente con te più di tutto.
“Mi servirebbe un intero libro per riuscire a raccontare tutto quello che ho vissuto e sto vivendo. Ho incontrato persone che mi hanno ospitato nelle loro case come se fossi un figlio, mi hanno permesso di mangiare nel loro stesso piatto, e con l’intera loro famiglia; persone che mi hanno protetto come se fossi un personaggio importante, quando alla fine ero solo una persona come loro, nient’altro di più. Volevano semplicemente farmi capire quanto siano fieri del loro paese e della loro cultura, e direi che ci sono riusciti”.
Qual è la “meta”, metaforicamente parlando del tuo viaggio? Cosa stai cercando veramente? E’ un modo per entrare in contatto con il tuo io più intimo?
“Viaggiare non deve essere per forza una fuga da qualcosa, bensì una passione, o ricerca di avventura, un modo per vincere le proprie paure, o semplicemente qualcosa per vivere a pieno la propria vita. Quando si è per strada, e soprattutto si decide di muoversi in solitaria, nessuno potrà importi di fare o non fare qualcosa, avrai l’opportunità di scoprire il mondo alle tue condizioni, e sfatando i falsi miti che si celano dietro le bazzecole dei media, che rischiano unicamente di impoverire la tua esistenza. Toglietevi dalla testa che girare per il mondo sia solo un dono che capita a pochi fortunati, piuttosto una scusa per abbandonare, anche momentaneamente, un mondo dove tutto è organizzato, vagabondando in terre sconosciute a proprio piacimento. Non date la colpa ai soldi, piuttosto ringraziamo la paura di lasciare tutto, allontaniamoci dalle mode, e dai vincoli di cui non abbiamo un reale bisogno, limitiamo le vacanze incentrate sullo sfogo frenetico, non facciamo diventare il viaggio l’ennesimo accessorio, che acquistiamo al pari di un indumento o dell’arredamento. Quante volte ti sarà capitato di sentire: “Vorrei mollare tutto per esplorare il mondo, ma quel momento sembra non arrivare mai”. Forse perché non vuoi? Nella vita di ciascun essere umano capitano un numero sconfinato di possibilità, ma spesso non ne scegliamo nessuna, solo perché ci siamo aggrappati in modo ossessivo alle nostre certezze ed ormai ci siamo arenati nell’ennesima innocua esistenza”.
Seguendo il tuo viaggio, mi viene spontaneo pensare a Christopher McCandless, che idea hai di lui? C’è qualcosa che vi accomuna, oltre la partenza per un viaggio con se stessi?
“Chris, riassume in poche righe quello che è il pensiero di ogni singolo viaggiatore in giro per il mondo. Questo non significa sentirsi ribelli o essere etichettati con qualsiasi altro termine pittoresco, bensì guardare dritti negli occhi ed affrontare quelle che sono le nostre priorità, quelle che guardano in direzione della nostra felicità. Forse però per avventurarsi in un’esperienza simile, bisogna avere un pizzico di incoscienza, ma in fin dei conti, cosa vuoi che sia in confronto a quello che riusciamo a trovare lungo la strada e a tutto il bagaglio che abbiamo carico di esperienza al termine di qualunque tipo di viaggio?”.
Mi lascia così Massimo, con un estratto di McCandless: “C’è tanta gente infelice che tuttavia non prende l’iniziativa di cambiare la propria situazione perché è condizionata dalla sicurezza, dal conformismo, dal tradizionalismo, tutte cose che sembrano assicurare la pace dello spirito, ma in realtà per l’animo avventuroso di un uomo non esiste nulla di più devastante di un futuro certo. Il vero nucleo dello spirito vitale di una persona è la passione per l’avventura. La gioia di vivere deriva dall’incontro con nuove esperienze, e quindi non esiste gioia più grande dell’avere un orizzonte in costante cambiamento, del trovarsi ogni giorno sotto un sole nuovo e diverso. Non dobbiamo che trovare il coraggio di rivoltarci contro lo stile di vita abituale e buttarci in un’esistenza non convenzionale”.
E a me non resta che augurargli… buon cammino!