In Austria per un viaggio nella cultura locale
Visitare Salisburgo in tre giorni, ovvero il tempo di un fine settimana lungo, è possibile, e con una buona guida si riesce anche a entrare nelle dinamiche della rilassata e colta realtà locale.
Il primo impatto con Salisburgo è con una città riservata ed elegante, dove le persone sono educate e cortesi, e dove si nota subito come la tradizione abbia un ruolo di primaria importanza per l’intera comunità. Tra queste, il fatto che anche i giovani abbiano l’abitudine di indossare regolarmente gli abiti tradizionali (il Dirndl le donne e il Lederhose gli uomini) non solo nelle giornate di festa.
Senza dubbio la stagione migliore per visitare la città di Salisburgo è da maggio a ottobre, ma per gli amanti delle temperature più fresche si può optare anche per altre stagioni, ad esempio il periodo di Natale, con i suoi affascinanti e caratteristici mercatini.
Il mio tour della città si è svolto nel mese di giugno e sono stata fortunata ad avere una splendida giornata di sole e due con meteo variabile, ma con temperatura davvero calda.
Il primo consiglio che mi sento di dare è quello di utilizzare al Salzburg Card che permette l’utilizzo in maniera illimitata di tutti i mezzi pubblici e l’accesso ai principali musei cittadini. Io ho optato per quella da 72 ore, ma esiste anche da 24 e 48 ore.
Per la permanenza l’hotel prescelto è stato l’Hotel Gasthof Doktorwirt (www.doktorwirt.at), una bella struttura a conduzione familiare con piscina interna ed esterna, un bel giardino, una ottima colazione servita al mattino e, pare, anche una ottima cena, ma che non ho avuto modo di provare essendo sempre rimasta fuori a mangiare per godere appieno della città e delle sue bellezze.
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Hotel Gasthof Doktorwirt
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Con la linea 7 dall’albergo si arriva in centro, dove si incontra subito il ponte in ferro pedonale e ciclabile intitolato a Mozart, il Mozartsteg, inaugurato nel 1903, per attraversare il quale fino al 1921 si pagava un pedaggio in quello che oggi è un casottino che vende bibite.
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Attraversato il ponte si è già nel cuore del centro cittadino, e la prima tappa, per i golosi come me, non può che essere al Cafè Fürst (Café-Konditorei Fürst, Brodgasse 13), dove Paul Fürst nel 1890 – in occasione del centenario della morte di Mozart che si sarebbe celebrato l’anno successivo, inventò il cioccolatino conosciuto come palla di Mozart (Mozartkugel) vincendo nel 1905 la medaglia d’oro all’Esposizione di Parigi, grazie alla perfetta forma sferica che per l’epoca era un’impresa realizzare. Quì, l’erede della dinastia, Martin Fürst, pur vendendo milioni di cioccolatini all’anno, nonostante la grande richiesta, per mantenere alta la qualità del prodotto e non abbandonare la tradizione ha deciso di continuare a produrlo e venderlo esclusivamente a Salisburgo, racchiuso a mano nella classica carta argentata con il ritratto del compositore. Gli altri cioccolatini dal nome simile che si vedono in giro sono tutte copie, tant’è che solo i Mozartkugel Fürst possono fregiarsi della scritta ‘original’ sull’etichetta. Tradizione e qualità prima di tutto.
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La seconda tappa, meglio se su appuntamento, con la Salzburg Card è alla torre del Carillon, dove 35 campane suonano tre volte al giorno (alle 7, alle 11 e alle 18) con melodie di Mozart e Bach, si dice ‘per ricordare ai salisburghesi che è il momento di consumare il pasto’.
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Il tour prosegue in direzione della Fortezza di Salisburgo, Festung Hohensalzburg, ben 14mila metri quadrati tra edificazione e bastioni rimasta invariata dal periodo medievale e mai espugnata.
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Dopo la suggestiva visita della Fortezza, raggiunta grazie alla funicolare che parte ogni 10 minuti e in un minuto raggiunge la cima della collina, è il momento di andare a mangiare.
Dopo un ottimo pranzo riguardo al quale ho scritto in questo articolo, decidiamo di visitare alcune storiche botteghe salisburghesi.
Tra queste non può mancare un passaggio nella distilleria storica Sporer dove servono liquori e vini di ogni tipo. E dove ci hanno offerto un bicchiere niente male.
Un’altra bottega da non perdere assolutamente è l’ombrellaio Kirchtag: ombrelli fatti rigorosamente a mano che durano una vita. Fornitore ufficiale degli ombrelli Red Bull usati per la Formula 1.
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Bottoni a non finire invece nella bottega Knopferinmayer, della famiglia Mayer dal 1758.
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Infine la visita presso un antico negozio dove viene ancora cucito a mano da giovani sarte l’abito tradizionale austriaco con grembiule per le donne, il Dirndl. Il modello maschile si chiama invece Lederhose, con pantaloncino corto originariamente realizzato in pelle di vitello, capra, camoscio o cervo.
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